J.D.Salinger was here.
 
  La posa della più recente lapide, l’ideale sepoltura di un
nuovo personaggio letterario, è avvenuta in un contesto
ampiamente oltre il confine dell’eccezionale. Certo,
dovremmo riportare l’evento in termini di pura cronaca,
per non dover affrontare l’inenarrabile con la nostra
povera retorica: ma tant’è, la nostra retorica è povera,
e ci abbandoniamo all’entusiasmo.
  Abbiamo sepolto Seymour Glass.
Seymour, il poeta universale, l'illuminato spontaneo, il santo
inconsapevole (come si conviene ad ogni poeta, illuminato,
santo), il genio nella quotidianità in cui nessuno è un genio,
suicida a 31 anni nella stanza d'albergo della sua luna di
miele: il mito immaginato da J. D. Salinger, ora riposa nel
nostro bosco.
  A partire dallo scorso venerdì, un giorno ideale per i pescibanana, abbiamo finalmente un posto
per portare fiori a Seymour; Salinger stesso ha deposto i primi.  L’emozione di poter finalmente
visitare la tomba di Seymours arebbe bastata a saziarci, e la benedizione a distanza del suo autore
avrebbe largamente superato i nostri desideri.
Come raccontare la presenza di Salinger, icona vivente di se stesso, rappresentazione dello scrittore
non rappresentabile, direttamente dall'empireo dei compilatori del Libro Assoluto?
J. D. Salinger è forse il nome più conosciuto e
paradigmatico tra la folla degli autori immolati alla
“Sindrome di Bartleby”come l’ha definita Enrique Vila-Matas:
il labirinto di quelli che scrivono pochi libri e poi rinunciano
alla scrittura, di quelli che non cominciano mai a scrivere,
di quelli che pronunciano un "no" definitivo. Eppure il suo
"gran rifiuto" non lo esclude dai nomi della letteratura
pubblicata: lui è Lo Scrittore, e le parole che sono già
inchiostro hanno dovuto affrontare domande di altri uomini, suo malgrado.
  Non vogliamo chiederci il perché di questa inaspettata, anche per noi incredibile partecipazione.
Chi non ha sognato di interrogare l'autore e isuoi personaggi,di torturarli per costringerli a
parlare? Ma chiunque abbia amato Salinger e Seymour sa quanto sia ozioso porsi domande sul
suicidio di Seymour, sul romitaggio di Salinger. Inutile, superficiale, irrispettoso: per moltissimi,
forse addirittura sacrilego. Non saremo noi a rispondere; "thank god, it's not our responsibility to
answer that one"
.
  Sappiamo però che, rassicurato dall'assenza di giornalisti, o anche solo di macchine fotografiche
o altre attrezzature, Salinger ha voluto seppellire Seymour con noi.
  E ancora una volta, la sua presenza alle esequie di Seymour è stata una non presenza, nello
stesso modo in cui Seymour stesso è assente dai racconti che lo riguardano.
Ecco: se non vogliamo tradirlo, diremo cos'è veramente accaduto:
di fronte alla lapide di Seymour non c'era Salinger, ma Buddy Glass.

Come Saigyo scrisse:
Cosa sia io non so
Ma con la gratitudine
Le mie lacrime cadono